È ben noto che lo sport faccia bene alla salute psicofisica generale di una persona, ma la scienza oggi dimostra che c’è una novità. Ciò che non si sapeva fin ora era che l’attività fisica regolare potesse portare beneficio anche ai neuroni. A questo risultato sono arrivati gli scienziati del Massachusetts Institute of Technology (MIT) che hanno osservato come i movimenti associati a sport e attività fisica siano legati al benessere e alla crescita delle cellule nervose. Il team di studiosi ha osservato che durante la contrazione dei muscoli c’è il rilascio da parte dell’organismo di alcuni segnali biochimici definiti miochine, atti a promuovere la crescita dei neuroni. Gli esperti hanno mostrato come con queste sostanze i neuroni siano cresciuti (circa 4 volte più rapidamente) rispetto a soluzioni che ne erano prive. (Agenbio) 

È accertato che avere un cane faccia bene al cuore, ma la scienza dice che interagire con esso possa anche modificare il battito cardiaco. I risultati di uno studio pubblicato su Scientific Reports rivelano che la variabilità della frequenza cardiaca del cane e del suo proprietario o proprietaria sono interconnessi durante l’interazione tra loro. Quando c’è uno stato di rilassamento o recupero si ha un’alta variabilità della frequenza cardiaca mentre uno sforzo o una stimolazione durante uno stato di stress può indicare una bassa variabilità della frequenza cardiaca. Inoltre, sono collegati tra loro anche i livelli di attività fisica del cane e del suo proprietario, che si adattano reciprocamente durante lo studio. Ciò potrebbe riflettere la sincronia dello stato emotivo di entrambi. (Agenbio) 

Una ricerca durata un quarto di secolo ha svelato informazioni chiave su come il cervello umano invecchia e quali sono i fattori che lo influenzano nel corso della vita. Lo studio è stato guidato da Ian Deary e Simon Cox, dell’Università di Edimburgo e ha tratto spunto da alcuni studi del gruppo Lothian Birth Cohorts che hanno monitorato le capacità cognitive dei partecipanti dall’infanzia fino all’ottavo decennio di vita. La ricerca ha rivelato che il punteggio dei test di intelligenza in età avanzata dipende dalle capacità cognitive infantili. «Anche dopo sette decenni, abbiamo trovato correlazioni di circa 0,7 tra i punteggi cognitivi dell’infanzia e dell’età avanzata» spiega l’autore e «ciò significa che poco meno della metà delle variazioni delle capacità cognitive in età avanzata era già presente all’età di undici anni». (Agenbio)