Ecco cosa la coldiretti ci indica come cibi di cui fare attenzione nella nostra alimentazione in quanto più pericolosi di altri per il loro rischio tossicità . Si basa su uno studio del 2015 elaborato sulla base del Rapporto del Ministero della Salute sui sistema di allerta europeo, che registra gli allarmi per rischi alimentari verificati a causa di residui chimici, metalli pesanti,micotossine, contaminanti microbiologici, diossine o additivi e coloranti.
- Nocciole e frutta secca turche ricche di aflatossine cancerogene
- arachidi dalla Cina inquinate da aflatossine cancerogene
- spezie dall’India, come il peperoncino contaminato da pesticidi oltre i limiti o con problemi da infezioni microbiologiche
- Curcuma dell’India
- Bacche di Goji dalla Cina
- Fagioli Azuchi cinesi
- Zenzero cinese e indiano, zenzero e fagioli a rischio
- Pesce spagnolo ricco di metalli pesanti soprattutto nel tonno e pesce spada
- Frutta e verdure turche con fichi secchi poco sicuri
- Frutta e verdura dall’egitto ricche di sostanze chimiche da noi vietate come alcuni pesticidi nei peperoni
- Semi di sesamo indiani con allarme salmonella e aflatossine
- Pistacchi dell’Iran aflatossine
- Olive e Fragole nord africane ricche di pesticidi
- Pistacchi dagli Stati Uniti
- Pesce del Vietnam alto rischio di metalli pesanti
- Erbe e spezie come paprika e peperoncino cinesi ricchi di pesticidi
- Formaggi francesi con contaminazioni microbiologiche
- Pollo della polonia
Con molti di questi Paesi l’ Europa ha tessuto accordi internazionali di scambio importanti e poco tutelanti delle eccellenze italiane e della salute cosi tutelata nel nostro paese
L’agricoltura italiana – continua la Coldiretti – è la più green d’Europa con 285 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp), il divieto all’utilizzo degli Ogm e il maggior numero di aziende biologiche, ma è anche al vertice della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,4%), quota inferiore di quasi 4 volte rispetto alla media europea (1,4%) e di oltre 14 volte quella dei prodotti extracomunitari (5,7%).