ORGANISMI
GENETICAMENTE MODIFICATI ( OGM ), paura incomprensibile o necessario utilizzo
Cosa sono gli OGM di cui si sente così spesso
parlare ? Essi sono esseri viventi (procarioti, piante o animali ) il cui
patrimonio genetico è stato dall’uomo modificato in modo diverso da quanto
normalmente avverrebbe in natura, dove le modifiche genetiche sono all’ordine
del giorno grazie a ricombinazioni, accoppiamenti e incroci di vario tipo. In
natura quindi la modificazione della genetica avviene di routine ed e’
acquisita naturalmente dall’ambiente, con la ricombinazione del DNA e l’uso
delle tecnologie biologiche si vuole invece dare una direzione forzata alla
natura, velocizzando alcuni meccanismi naturali o creandone di nuovi al solo
scopo di ricavarne utilità per il genere umano. Inserisco un pezzo di DNA di
mio interesse perché custode di una particolare caratteristica biologica nel
DNA di una specie diversa per ottenere da parte di questa specie la produzione
di una sostanza a me utile o un comportamento di interesse, pensiamo alla
produzione di enzimi, farmaci e proteine da parte dei batteri oppure alla
resistenza a una malattia o ad erbicidi per una pianta che coltivo. Da quando
l’uomo e’ diventato coltivatore e allevatore ha usato anche inconsapevolmente
la biotecnologia per fare incroci e migliorare il proprio raccolto, ma se
all’inizio il processo era lento e a volte non dava i risultati sperati, con l
‘ingegneria genetica e’ molto più rapido e controllabile. L’evoluzione
biologica non deve essere demonizzata, senza ingegneria genetica infatti molti
farmaci non sarebbero stati prodotti in un modo così sicuro per la salute
umana, e lo sviluppo della medicina avrebbe subito uno stallo importante che
solo con le Biotecnologie ci ha permesso di superare. Ma ci si chiede se l’uso
dell ‘ ingegneria genetica deve spingersi oltre alla produzione di alimenti
utili per la sopravvivenza umana, oltre alla produzione di enzimi, proteine o
farmaci o vaccini oppure se deve invece evitare di trasformare velocemente
piante a nostro piacimento anche se sarebbero utili alla nostra salute.
Il primo OGM prodotto fu nel 1973, un ceppo di
E. Coli che esprimeva un gene della Salmonella. L’E. coli e’ ancora un batterio
largamente usato per l’espressione di geni provenienti da altre specie. Ma la
prima commercializzazione di un OGM avvenne da parte di una azienda leader nel
mercato, una multinazionale di cui si parla molto spesso oggi in quanto
commercializzante del glifosato, incriminato di causare gravi danni alla salute
degli utilizzatori e forse anche dei consumatori, la MONSANTO, oramai di
proprietà tedesca. Loro nel 1994 commercializzarono il primo pomodoro OGM,
caratterizzato da frutti che si mantengono compatti anche a maturazione
inoltrata, tecnica molto usata poi nella preparazione di molti altri frutti,
per permettere agli stessi di non deperire dopo poco tempo, rimanendo sugli
scaffali belli, sodi e puliti anche dopo settimane e soprattutto come se
fossero stati appena raccolti. Un po’ come i pomodori che acquistiamo e che non
deperiscono per settimane e ci chiediamo come sia possibile. In molti paesi
come gli Stati Uniti, la Cina e il Canada la commercializzazione di organismi
OGM e’ libera fintanto che non viene provata la loro pericolosità per l’uomo e
quindi dal 1994 e’ stato un continuo svilupparsi di tecniche per creare piante
resistenti agli erbicidi, insetti, virus e batteri incrementando la
produttività e il ritorno economico degli agricoltori e allevatori. Ma come
avviene questo complicato meccanismo genetico? Il primo passo è individuare il
gene che ci interessa e che vorremo vedere ad esempio su un altro organismo
vivente. Questo gene deve essere tagliato e separato per poi essere
moltiplicato milioni di volte con una tecnica biologica molto usata che e’ la
reazione a catena della polimerasi che non descrivo in quanto poco interessante
allo scopo dell’articolo. Una volta ottenuta una quantità consistente del gene
esso viene introdotto tramite dei vettori ( fagi o altri ) in una cellula
batterica o in un virus. Questo vettore dentro il quale si sarà inserito il
tratto di DNA che serve al nostro scopo avrà un promotore che ne stimola la
sintesi, un terminatore che ne termina la sintesi e un rivelatore che ci
permette di capire che qual tratto di DNA e’ stato letto correttamente ed e’
stata prodotta la proteina che ci interessava produrre. Per le piante si usa un
batterio come vettore ( agrobacterium tumefasciens ) e per gli animali dei
virus, oppure le cellule animali o vegetali che devono ricevere il frammento di
DNA e immerse in un liquido di crescita vengono bombardate con una corrente
elettrica per creare dei buchi sulla parete e favorire l’entrata del DNA che
trasformerà la cellula stessa.
Nel caso dell’ Agrobacterium esso e’ molto
efficace in quanto si tratta di un parassita naturale delle piante che causa lo
sviluppo di un tumore in molti vegetali. L’informazione genetica per il tumore
e’ presente su un DNA circolare un Plasmide ( dentro il quale viene immesso il
DNA che a noi interessa inserire nella pianta ). Questo plasmide quando infetta
una pianta ferita e’ in grado di inserirsi nel DNA dell’ospite e una volta
inserito viene espresso dalla pianta iniziando a produrre fattori di crescita
che svilupperanno il tumore. I geni vir contenuti nel plasmide sono quelli
della virulenza e sono attivati dal vegetale stesso che taglia a destra e a
sinistra il tratto di DNA responsabile dello sviluppo del tumore e lo inserisce
sul proprio DNA facendolo suo. Il processo e’ piuttosto complesso in quanto si
prende questo plasmide, lo si altera in laboratorio eliminando un tratto a
destra o a sinistra,si inserisce con opportuni vettori il DNA di nostro
interesse e lo si inocula tramite un fago in un ceppo di E. Coli che crescerà
con questo nuovo plasmide e lo duplicherà in notevoli quantitá, esso cosi
modificato verrà di nuovo inserito nel batterio orginale ( l’agrobacterium
Tumefascens ) per poi usarlo per infettare le cellule vegetali che vogliamo
trasformare.
La tecnica e’ quindi complessa, ma usata
comunemente per ottenere il risultato che vogliamo ovvero una modifica della
pianta che produrrà cosi una prodotto resistente ad esempio all’attacco di
insetti e parassiti.
E’ importante porsi degli interrogativi in
merito all’uso che se ne fa degli OGM. Possono essere la causa di reazioni
allergiche e resistenze a farmaci maggiori rispetto a prima ? Quello che la
natura fa in secoli possiamo noi permetterci di farlo in pochi mesi senza
lasciare tempo al corpo di adattarsi alle nuove caratteristiche genetiche del
costrutto ? Siamo certi che come cambiamo le caratteristiche genetiche
aumentando una resistenza specifica non cambiamo anche la produzione di
proteine e la relazione con le nostre cellule immunitarie ? Potrebbero
verificarsi dei trasferimenti genici tra una specie trasformata e un’altra con
formazione di nuovi microrganismi magari letali e resistenti ad antibiotici ?
molte sono ancora le domande senza risposta, ma l’evoluzione non può e non deve
fermarsi, ma con le opportune attenzioni
La ricerca scientifica e le lobby non devono
quindi guardare al mero guadagno economico dall’uso di un sistema OGM, ma
devono valutarne i possibili rischi per la salute umana e prevenirne i danni e
se in dubbio evitarne la commercializzazione. Oppure valutare se l’uso di OGM
non possa essere un danno minore rispetto ad esempio all’uso di
anticriptogamici o insetticidi e quindi in quel caso giustificarne
momentaneamente il loro uso. In questo come Comunita’ Europea siamo diversi
rispetto al resto del mondo, ma non perfetti nel tutelare la salute nel
rispetto della natura in quanto spesso vittime di pressioni e interessi privati
che non dovrebbero minare la nostra salute. La normativa attualmente in vigore
fa riferimento alla direttiva Europea 2001/2018 che delinea le norme e le
valutazioni richieste per un via libera a una sperimentazione OGM, valutando
bene i rischi di trasferimento di materiale genetico dalla pianta cosi
modificata ad altri organismi viventi in relazione con essa ed eventuali
informazioni su possibili effetti tossici o allergenici. Poi abbiamo
regolamenti Europei come il 1829/2003 che definisce la procedura comunitaria per
l’autorizzazione della piante OGM destinate all’uso animale o umano. Le aziende
che le hanno create devono chiedere l’autorizzazione alla CEE che per il
tramite dell’agenzia Europea per la sicurezza alimentare ( EFSA ) emette un
proprio parere alla luce dei dossier scientifici presentati dall’azienda. Poi
abbiamo il Regolamento 1830 / 2003 che scandisce l’etichettatura in Europa dei
prodotti OGM essendo in obbligo la loro indicazione se presenti in una quantità
maggiore dello 0,9 %. In Europa il principio cardine e’ quello della
precauzione valutando tutti i possibili rischi e limitando quindi anche le
autorizzazioni a un tempo limitato dove si controllano i risultati
dell’interazione tra gli OGM e gli organismi alimentati con essi sempre se
sicuri e fintanto che non fuoriescano indizi di pericolosità. Quindi
l’autorizzazione in relazione alla assenza di rischi e’ sempre condizionata ad
un controllo periodico e continuo di una possibile relazione. Ma ovviamente il
dubbio rimane ed e’ quindi essenziale l’obbligatorietà’ della loro indicazione
in etichetta per rendere consapevole il consumatore che invece in altri paesi
non può esserlo in quanto questa obbligatorietà non esiste. ( questo e’ infatti
un punto discusso nel trattato CETA tra Canada ed Europa , dove si vuole
escludere l’obbligatorietà’ dell’indicazione OGM nei preparati importati dal
Canada per non ledere o intralciare il commercio ). L’ Italia facendo parte
della comunità Europea non potrà essere OGM free e forse non lo vogliamo
neppure, ma può impedire la sperimentazione se ritenuta inutile, e se importati
da paesi terzi almeno abbiamo l’ obbligo però di indicarli se presenti in
etichetta. Al momento sono poche le colture OGM in Italia anche per queste
restrizioni che ci rendono particolarmente attenti, più di altri paesi; vasta
e’ la nostra cultura e coltura alimentare da proteggere, biologica e di alta
qualità, ma non siamo un paese immune agli OGM e ne importiamo nei preparati
confezionati e nei mangimi per animali e il consumo delle carni ci impedisce di
conoscere appieno la metodologia di nutrimento ricevuta. Quello che
personalmente chiedo e ritengo importante e’ non di svendere il nostro
patrimonio nel nome di una collettività e di un libero commercio economico,
proteggere le nostre eccellenze e marchi italiani e avere il diritto di
conoscere dove e come gli Ogm sono presenti per poter essere sempre e ovunque
libero di scegliere cosa voglio mettere sotto i miei denti. Nello stesso tempo
aperture agli studi e valutazioni corrette sul meglio da farsi per le
sperimentazione, al fine di limitare invece l’uso di sostanze chimiche nei
raccolti e allevamenti dove invece un OGM potrebbe risolvere il problema ed
essere una soluzione meno dannosa per la salute. Si chiama evoluzione
intelligente.
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