La sensazione di fame è un segnale finalizzato all’equilibrio energetico e tende ad ottenere che la spesa calorica venga compensata da un proporzionato rapporto di calorie tramite i vari nutrienti e si accresce significativamente all’aumento della massa magra in ragione di 0.03 UF per chilogrammo.
Al contrario nei soggetti normopeso decresce significativamente con l’aumento della massa
grassa.
Questi rapporti vengono persi nei soggetti obesi dove non sono più rispettati né il meccanismo oressico ( della fame ) energetico né quello anoressigeno adipostatico.
Nei diabetici e negli obesi è stato visto che i picchi più alti del famogramma ( il diagramma della fame ) sono più spostati verso le ore del pomeriggio e della sera e soprattutto si nota una mancata sincronizzazione con i pasti (asincronia fame/pasti) .
Infatti spesso si trovano picchi accessori tra il pranzo e la cena e anche il dopo cena.
Si è visto che chi è in sovrappeso non consuma una prima colazione razionale, ma ad esempio si accontenta di una sola tazzina di caffè e non sente la necessità di mangiare fino a tarda mattinata e alle ore del pranzo mostrando invece una “iperfagia compensatoria” durante la cena e dopo il pasto serale.
Queste alterazioni sono state ritrovate soprattutto in soggetti con obesità addomino-viscerale dove una iperattività dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene potrebbe rappresentare una condizione di disregolazione neuroendocrina dei meccanismi di adattamento agli stress ambientali.
La composizione stessa della dieta può influenzare i vari fattori associati alla sindrome metabolica, non ultimi quelli legati alla sensazione della fame.
A riguardo sarebbe utile disporre di studi di intervento per valutare su vasti gruppi di popolazione i benefici clinici di un approccio nutrizionale che tenga conto della sincronizzazione dello stimolo oressico.
La cronobiologia è una scienza relativamente giovane, e non molto conosciuta.
L’osservazione sistematica della sensazione di fame
attraverso lo studio del famogramma con diverse tecniche biometriche può
costituire un mezzo concreto per verificare gli effetti terapeutici del
trattamento sia esso dietetico, comportamentale,e/o farmacologico e per
codificare il tipo di paziente che abbiamo di fronte.
La cronobiometria va considerata non solo come metodo di valutazione della sensazione della fame solo per studi sperimentali e settoriali ma anche impiegata nella pratica clinica
Classificazione dell’obeso secondo il cronotipo della SF.
Gli obesi possono essere classificati secondo tre cronotipi oressici:
Questa classificazione non ha soltanto fini teorici ma può influenzare l’indirizzo terapeutico (es. inutilità di un farmaco anoressizzante in un obeso iporessico) e ci consente di monitorare e rilevare l’efficacia dello stesso. Infatti solo modificando il modello quotidiano della sensazione di fame ed il relativo comportamento alimentare si può dire di avere inciso in modo significativo sulle alterazioni che sono alla base del problema.
La classificazione su base cronobiometrica sposta
l’attenzione dalla malattia al malato e costringe ad una analisi più critica
dell’ atteggiamento diagnostico curativo e quindi a una alimentazione che
assecondi le varie condizioni e sappia come interagire a seconda dei casi
La cronobiometria, come abbia detto permette di valutare l’indirizzo terapeutico ( indice prognostico/terapeutico) negli obesi; ad esempio un appiattimento del famogramma durante un regime dietetico più o meno supportato da un trattamento comportamentale è in grado di documentare la buona risposta e l’efficacia del trattamento.
In alcuni pazienti il cambiamento dei rapporti tra macronutrienti è in grado di modificare il famogramma, appiattendolo.
Gli studi condotti con una dieta arricchita con un supplemento calorico del 10% sotto forma di carboidrati complessi hanno confermato queste osservazioni in un gruppo di obesi eurettici e hanno consentito di identificare pazienti carboidrati-sensibili e carboidrati-non sensibili. L’analisi spettrale ha confermato che la sensazione di fame dei primi viene ad essere modificata a seguito di dieta iperglicidica nella struttura che le conferisce i caratteri di ricorsività nella giornata e tra le giornate.
Studi effettuati hanno voluto verificare se un pasto sostitutivo, inserito all’interno di una dieta moderatamente ipocalorica, fosse in grado di migliorare la compliance influenzando la SF e se l’eventuale efficacia fosse temporanea o persistesse nel corso del trattamento.
I cronogrammi ottenuti hanno dimostrato che, su un
gruppo di obesi che venivano da almeno due fallimenti dietetici nell’ultimo
anno, il pasto sostitutivo era in grado di indurre un buon senso di sazietà con
un picco interprandiale della SF sovrapponibile a quello ottenuto a dieta
libera e con un picco serale addirittura ridotto e questo potrebbe essere un
punto a favore dell’introduzione di un pasto sostitutivo all’interno di una
alimentazione di un obeso euressico.
Il famogramma infatti mostra un picco interprandiale più basso con il pasto sostitutivo rispetto al regime ipocalorico standard. Tale evidenza ha dato conforto nell’utilizzo di uno schema dietetico ipocalorico non usuale in un particolare sottogruppo di obesi nel quale il regime ipocalorico convenzionale sarebbe destinato ad un verosimile insuccesso.
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