La donna in gravidanza è spesso attenta ad evitare le fonti di infezioni, ma poco alla sua alimentazione fondamentale per la crescita del feto. Molti problemi futuri del bambino sono infatti legati o a una sovralimentazione o a una sottoalimentazione durante la gravidanza. Molte ricerche dimostrano infatti che la maggior parte delle problematiche in etá adulta anche del nascituro derivano da una gestione errata della dieta in gravidanza
L’alimentazione corretta rappresenta uno dei presupposti fondamentali per la normale evoluzione della gravidanza ed il normale accrescimento del feto e si traduce in una dieta sana, variata ed equilibrata accoppiata ad un salutare stile di vita.
I carboidrati devono fornire il 45-60% delle calorie in quantità non inferiore a 175g al giorno.
Vanno privilegiati i polisaccaridi presenti nel pane, pasta, riso (meglio se integrali), frutta e verdura mentre vanno decisamente limitati gli zuccheri semplici.
Le proteine ( quota calorica del 20%) vanno assunte prevalentemente con il pesce, legumi, uova e carni magre ed in misura piu’ limitata dai latticini.
L’apporto calorico dei grassi deve attestrasi sul 20-35% dell’energia totale giornaliera.
I grassi saturi vanno limitati al 10% mentre la restante quota è a carico degli acidi grassi mono (acido oleico) e polinsaturi omega 3 e omega 6.
In particolare l’acido docosoesanoico (DHA) favorisce un corretto sviluppo della retina e delle strutture nervose fetali.
In generale, nella donna gravida in buona salute e con un valido stato nutrizionale la dieta presenta poche ma importanti eccezioni rispetto allo stato pregravidico e va calibrata in base alla storia del singolo soggetto.
È necessario sviluppare un piano alimentare che individui il fabbisogno energetico giornaliero della gestante in rapporto al suo BMI pregravidico, che preveda una adeguata assunzione di macronutrienti, micronutrienti, liquidi, e fibre.
Va sottolineata, inoltre, l’importanza di assumere folati prima del concepimento e durante la gravidanza.
L’apporto di energia nella donna gravida varia in base allo stadio di gravidanza, all’indice di massa corporea al momento del concepimento ed allo stile di vita.
Nel primo trimestre di gravidanza le necessità energetiche aggiuntive sono minime, nonostante il rapido sviluppo degli organi e tessuti fetali ( la maggior parte degli organi si sviluppa nelle 3-7 settimane dopo l’ultima mestruazione).
Altresi’ il metabolismo basale non mostra un significativo incremento fino al 4° mese.
Viceversa, nel 2° e 3° trimestre si apprezza un complessivo incremento di peso per l’aumento volumetrico dell’utero, delle mammelle, della placenta, del feto ed una maggiore espansione del volume ematico con sovraccarico funzionale del cuore e dell’apparato respiratorio.
Tutto ciò comporta un maggiore dispendio energetico da parte del corpo materno.
I LARN 2014 per la popolazione italiana prevedono un incremento di 69 kcal/die per il primo trimestre, di 266 kcal/die per il secondo e di 496 kcal/die per il terzo trimestre di gravidanza.
Durante i sei mesi di allattamento si raccomanda un incremento del fabbisogno calorico giornaliero di 500 kcal al giorno.
E’ altrettanto importante valutare il peso e lo stato nutrizionale in fase pregravidica che influenza non soltanto le probabilità di concepimento ma anche il successo della gravidanza.
Il rapido sviluppo fetale nelle prime settimane di vita può essere drammaticamente condizionato da carenze nutrizionali
Per le donne con un indice di massa corporeo nella norma (BMI 19.8-25 kg/m2) si raccomanda un aumento ponderale complessivo di 11.3-15.9 kg con una media di circa 12 kg cosi’ distribuiti: 1kg nel 1° trimestre, 4 kg alla 20° settimana e 8 kg alla 30°.
Per le donne in sottopeso (BMI < 19.8), l’aumento ponderale deve essere superiore: 12.7-
18.1 kg, mentre per le donne in sovrappeso (BMI > 26-29) ed obese (BMI>29) deve essere inferiore, rispettivamente, di 6.8-11.3 kg e 6.8 kg.
Il nostro obiettivo deve essere quello di evitare gli estremi.
Da un lato, non bisogna incrementare eccessivamente l’apporto energetico ed il peso, pena lo sviluppo di diabete gestazionale, macrosomia, distocia della spalla, difficoltà nella produzione di latte e rischio di obesità da parte della madre e del bambino.
D’altro canto va evitata una insufficiente nutrizione con inadeguato incremento di peso della madre.
Le conseguenze sono un’alterata crescita intrauterina del feto ed un basso peso alla nascita con una maggiore predisposizione ad alterazioni metaboliche nell’età adulta come iperlipidemia, ipertensione, malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 ed insulino-resistenza.
Per quanto riguarda i macronutrienti, in gravidanza, aumenta sensibilmente il fabbisogno di proteine indipendentemente dall’indice di massa corporeo pre-gravidico.
Il 42% delle proteine assunte con la dieta in gravidanza vanno al feto per la sua crescita.
La quota restante è utilizzata dalla madre per lo sviluppo dell’utero, della placenta, del tessuto mammario e per l’espansione del volume ematico.
Nel primo trimestre, l’aggiunta di proteine alla dieta è molto limitata ma incrementa progressivamente con il procedere della gravidanza.
Circa l’82% dei 72,5 gr di proteine richiesti per le necessità materne e fetali vanno erogati nel secondo e soprattutto nel terzo trimestre.
Una assunzione inadeguata di proteine da parte della madre comporta il rischio di un basso peso alla nascita associato ad un maggiore rischio di mortalità del neonato.
Partendo da una assunzione giornaliera di circa 54 gr di proteine al giorno da parte della donna non gravida, si raccomanda una aggiunta di 1 gr/die durante il primo trimestre, 8 gr/die durante il secondo e 26 gr/die durante il terzo trimestre.
I grassi hanno una maggiore densità energetica rispetto ai carboidrati ed alle proteine (9 Kcal/gr vs 4 Kcal/gr) ed assunti nelle giuste proporzioni (20%-35% del fabbisogno energetico) sono indispensabili per la salute materna ed il corretto accrescimento del feto.
Gli acidi grassi essenziali omega 3 sono un costituente importante delle membrane dei neuroni e delle cellule retiniche.
Recenti acquisizioni evidenziano che il corretto consumo di acidi grassi essenziali mono e poli-insaturi durante la gravidanza ( soprattutto il DHA) consente un ottimale sviluppo cerebrale e retinico del feto e psicomotorio e visivo del bambino nei primi mesi di vita con importanti ripercussioni sulla prevenzione dell’obesità, del diabete di tipo 2, delle malattie cardiovascolari e cronico-degenerative dell’età adulta.
Sono contenuti in concentrazioni significative nel latte materno.
Sono importanti anche per la salute della madre in quanto riducono il rischio di parto prematuro e di depressione post partum.
Gli acidi grassi polinsaturi originano dalla conversione dell’acido alfa linolenico (ALA) in acido eicosopentaenoico (EPA) e docosoesaenoico (DHA).
Le fonti alimentari di ALA sono alcuni oli ( l’olio di oliva, l’olio di semi di lino, di canapa, di arachidi, di soia, di girasole, olio di alghe e l’olio di fegato di merluzzo), ed in misura minore spinaci, legumi e cereali.
Nonostante il corpo umano sia dotato degli enzimi di conversione (delta 6 desaturasi) dell’ ALA in EPA e DHA, in realtà, l’efficienza di questa conversione è abbastanza scarsa, soprattutto nei soggetti di sesso maschile, giungendo fino ad un massimo del 10%.
Per tale ragione si consiglia di assumere EPA e DHA direttamente con la dieta. A differenza dell’ ALA che è diffusamente presente nei vegetali, l’EPA e il DHA sono contenuti in elevate quantità soltanto nei pesci grassi come sarde, sgombro, alici, salmone, acciughe, tonno e pesce spada.
Per cui è raccomandabile in gravidanza un consumo di 2-4 porzioni a settimana di pesce preferibilmente di taglia piccola meno soggetto al rischio di contaminazione di mercurio.
Secondo i LARN 2014, il fabbisogno giornaliero di EPA e DHA durante la gravidanza e l’allattamento è di 300-400mg.
Il normale sviluppo del feto non può prescindere da un appropriata assunzione di carboidrati nella percentuale del 45-60% delle calorie giornaliere che provengono dalla madre e che garantiscono l’energia di pronta disponibilità al cervello ed ai muscoli. Si sottolinea il principio che in gravidanza bisogna evitare qualsiasi dieta caratterizzata da restrizione calorica ed essere ben seguiti. Per gli alimenti da evitare poi l ‘importante è la cottura degli alimenti. Sono quindi da evitare letti crudi, formaggi molli, uova o alimenti con uova crude, pesce crudo, carne cruda, salumi, acqua di non sicura derivazione, verdure e frutta non lavata correttamente , per il resto potete mangiare tutto