Ci sono storie che quando le studi ti fan meditare, questa e’ una di queste:

Louis Pasteur fu, assieme a Koch, un pioniere della microbiologia e della battaglia contro le malattie. Fu tra i primi a proporre batteri e virus attenuati da usare come vaccini. La cosa che più sorprende è che egli era Chimico e non Biologo o medico e nonostante questo e’ il pilastro della microbiologia. Come spesso infatti è  successo in medicina, gli scopritori erano persone polivalenti e soprattutto aperte ad indagare la malattia sotto tutti i punti di vista e non solo nei limiti imposti dalle accademie. Fra tutte le ricerche fatte al laboratorio, ce n’era una che, agli occhi di Pasteur, dominava tutte le altre: lo studio della rabbia. Un male misterioso come altre malattie che lui aveva studiato, che mieteva tante vittime nei cani, ma rendeva la vita di chi era morso terribile. Ciò che si conosceva era che la saliva degli animali arrabbiati conteneva il virus della malattia, che il  male si comunicava con morsi e che il periodo di incubazione poteva durare da qualche giorno a parecchi mesi. Pasteur però, dopo alcune ricerche, scoprì che la rabbia non risiedeva soltanto nella saliva. La maggioranza degli animali che avevano ricevuto sotto la pelle una inoculazione di materia del cervello di cani arrabbiati soccombevano alla rabbia: questa materia virulenta agiva meglio della saliva. Dunque Pasteur capì che l’ambiente più favorevole al virus era il cervello. Partendo da questo presupposto, decise di creare il vaccino utilizzando parti di midollo. Prelevato un frammento del midollo di un coniglio che era morto di rabbia, lo sospese con un filo in un flacone sterilizzato, l’aria del quale era mantenuta allo stato secco, con dei frammenti di potassa caustica posti in fondo al vaso.

Con il passare dei giorni, man mano che il midollo si disseccava, perdeva sempre più la sua virulenza. Il virus, una volta divenuto inattivo, veniva tritato nell’acqua pura e infine inoculato sotto la pelle dei cani. Questi, al contrario di quelli non vaccinati, sopravvivevano.

Poi un giorno successe ciò che cambiò la storia. Una mattina gli fu condotto un bimbo di nove anni, morso due giorni prima da un cane rabbioso. Alla vista delle 14 ferite e valutando l’altissima probabilità che il bambino morisse di rabbia, si scervellò per capire cosa poteva fare per strapparlo dalla certa morte. Ne parlò con il medico che lo assisteva e disse. Perché non gli inoculiamo a lui in 10 gg delle dosi di virus virulento a virulenza crescente, se morir deve morire tentiamo di attuare la stessa cura che stiamo adottando per i cani. Il medico si oppose e disse che il codice deontologico non lo prevedeva e non poteva farlo. Pasteur non ascoltò il suo assistente medico e procedette di sua volontà. Lui non poteva era un chimico.

Fece così 13 iniezioni in 10 giorni, ognuna più forte della precedente; l’ultima iniezione conteneva la forma più virulenta, in grado di uccidere un animale in 7 giorni. Il bambino sopravvisse, dimostrando che il suo trattamento antirabbico funzionava se applicato in tempi rapidi. Il 1º marzo 1886, Pasteur poteva affermare davanti all’Accademia delle scienze che, su 350 persone sottoposte al trattamento preventivo, c’era stata effettivamente una sola morte.

Aveva creato e protocollato un primo metodo vaccinale.

Ancora oggi per i vaccini classici in uso.

Oggi ci troviamo di fronte a una nuova era. Quella fatta di vaccini che vengono detti nuovi in quanto non adeguatamente testati. Ma io come semplice Biologo e Farmacista mi chiedo. Se non fosse per gli interessi economici dietro alla diffusione e l’obbligo vaccinale; cosa non presente nell’800 ai tempi di Pasteur; se fossimo davanti a una sperimentazione di massa che potrebbe portare l’umanità’ a compiere un gigante passo in avanti nella cura delle malattie ?

Ci potranno di certo essere dei morti a motivo dei vaccini, ma se dovesse funzionare su larga scala, si potrebbero aprire velocemente nuove possibilità di cura a base di materiale genetico, come gli RNA messaggeri che potrebbero stimolare ad esempio il corpo a combattere specifiche proteine tumorali, ancora in fase sperimentale. Questo esperimento mondiale conferirebbe alle aziende farmaceutiche e al mondo intero una quantità di dati e risorse che accelererebbero proprio nuovi metodi cura. Proprio come fece Pasteur che con coraggio e intrepida temerarietà decise di fare una cosa che era si illegale, ma che avrebbe potuto dare all’umanità molto più se la sua teoria fosse risultata corretta.

Siamo davanti a una nuova era che necessita il sacrificio di molti di noi ?

Io deploro le immunità legali e lo scarico di responsabilità, ma semmai l’assunzione di responsabilità e un certo indennizzo in caso di problemi a lungo termine.

Deploro gli interessi economici. Ma tolti questi, che la scienza faccia un passo in avanti accelerato è l’unica mia speranza e che questo impegno ci torni utile in qualche modo.

E così come oggi parliamo di Pasteur, magari fra 50 anni parleremo del coraggio assunto dai Governi a imporre una cura per il bene dell’umanità, forse non per questa malattia, ma per molte e ben più gravi a venire.

Il mio è  solo un pensiero innocuo e poco autorevole. Non mi sento di fidarmi di nessuno che non si sia meritato la mia fiducia. Ma la scienza si, essa la mia fiducia l’ha sempre avuta. Un potere che dovrebbe agire libero da vincoli e interessi privati. Viva la scienza, quella vera

BUONA PASQUA