Una componente fondamentale della alimentazione umana è la fibra dietetica che è costituita da polisaccaridi non amidacei non assorbibili. La fibra dietetica viene definita “l’insieme di sostanze polisaccaridi non amidacei e della lignina che non sono digerite dalle secrezioni endogene del tratto gastrointestinale umano”.
La fibra dietetica è un materiale alimentare di origine vegetale, prevalentemente costituito da componenti della parete cellulare dei vegetali, non idrolizzate durante la digestione nel tratto gastrointestinale umano. Pur essendo praticamente priva di valore nutritizio diretto per l’uomo, essa è dotata di favorevoli proprietà funzionali e metaboliche, inoltre è fondamentale per il trofismo ed il corretto equilibrio metabolico della flora microbica intestinale.
Secondo le ipotesi di due studiosi (Dr. Burkitt e Trowell) la fibra alimentare, consumata in uno stato non trattato (cioè come alimento “naturale” e “non raffinato”) esercita una benefica azione protettiva verso varie malattie che affliggono il mondo occidentale e cioè:
- Obesità,
- Diabete,
- Malattie cardiocircolatorie,
- Diverticoliti,
- Cancro all’intestino,
- Calcoli biliari.
Della fibra esistono componenti solubili e non solubili in acqua:
- Emicellulose A, B, C, e pectine sono idrosolubili
- Cellulosa e lignina sono insolubili in mezzi acquosi.
La fibra alimentare è costituita per il 90% circa da polisaccaridi e da lignina, questa è l’unica fibra non polisaccaride conosciuta essendo un polimero di alcoli fenolici (alcool coniferilico, sinapilico e p-cumarilico).
Nella alimentazione umana si parla di fibra dietetica “aggiunta” e di fibra dietetica “naturale”, la fibra aggiunta è un prodotto dell’industria alimentare, che viene ottenuto con mezzi chimici e fisici per poterla estrarre. La fibra naturalmente ha una costituzione molto complessa, formata da cellulosa, xiloglucani, ramno-galatturonani, (pectine) arabino-galattani e da una componente proteica. Da questo deriva la minore efficacia funzionale e biologica delle fibre “aggiunte” prodotte dall’industria rispetto alle fibre naturali in quanto sono sostanze impoverite durante la loro preparazione.
In base alle evidenze di un’azione benefica per l’organismo da parte della fibra alimentare, sia per le funzioni intestinali che per gli effetti metabolici, deve essere raccomandato dalle autorità sanitarie e dagli esperti della nutrizione di accrescere l’apporto nella dieta di questa componente vegetale.
Le linee guida nazionali, LARN, in allineamento con le raccomandazioni degli altri paesi europei ed extraeuropei, indicano in 30 g al giorno il quantitativo ottimale di fibra da assumere nella forma naturale (cioè di alimenti vegetali grezzi) e che circa un quarto di essa (7,5 g) sia nella forma solubile. Si raccomanda anche di evitare gli eccessi per possibili ripercussioni negative sull’assorbimento di minerali (chelazione), vitamine liposolubili e di altri nutrienti, specie in individui con diete speciali o affette da malassorbimento intestinale.
A questo scopo viene raccomandato di:
- preferire pane e pasta integrali
- consumare cereali alla prima colazione
- mangiare spesso legumi e minestroni
- consumare più frutta e possibilmente con la buccia
- consumare tutti i giorni verdure.
In particolare preferire:
- Per la fibra solubile carciofi, broccoli, cavoli e cicoria
- Per la fibra insolubile fagioli, ceci, lenticchie, piselli e insalate crude.
La fibra insolubile è la cellulosa contenuta nei cereali integrali (crusca) e alcune frazioni di amido non digeribile (detto “amido resistente”). La componente della fibra alimentare che non viene fermentata dalla flora intestinale svolge un ruolo fondamentale nella fisiologia dell’intestino favorendo il transito ed aumentando la massa fecale.