Un recente articolo pubblicato sulla rivista Nano Letters dell’American Chemical Society ha evidenziato le conseguenze dei pesticidi sulla frutta che consumiamo quotidianamente. Lo studio ha rivelato che i livelli di contaminazione da sostanze chimiche nei prodotti agricoli non possono essere eliminati semplicemente lavando o sbucciando la frutta, poiché queste sostanze penetrano anche nella polpa.
L’uso dei pesticidi e la salute pubblica sono temi di una battaglia in continua evoluzione. In Europa, la principale autorità regolatrice in questo ambito, esistono limiti significativi delle leggi, in parte dovuti alla pressione delle lobby delle multinazionali della chimica sui partiti, che spingono per una riduzione delle regolamentazioni. Un esempio è il caso del glifosato, la cui messa al bando è stata più volte posticipata, a scapito della salute pubblica.
I pesticidi hanno sicuramente un’utilità pubblica, poiché migliorano l’efficienza della coltivazione agricola e permettono di sfamare una popolazione mondiale in costante crescita. Tuttavia, se considerassimo seriamente la salute del pianeta, la popolazione dovrebbe diminuire e non aumentare. Nonostante i benefici, è stato ormai appurato che i pesticidi hanno effetti nocivi sulla salute delle nostre cellule nervose ed endocrine. Sebbene siano stati fondamentali per sconfiggere gravi piaghe e ridurre malattie come la malaria, oggi è difficile consumare frutta e verdura esente da pesticidi con gli effetti a lungo termini dannosi sulla nostra salute.
Questi pesticidi includono una vasta gamma di prodotti chimici con funzioni diverse, come erbicidi, fungicidi e insetticidi. L’acquisto di prodotti biologici potrebbe essere una soluzione, ma anche in questo caso esistono limiti: la contaminazione incrociata è possibile, i controlli non sono sempre rigorosi e le frodi sono all’ordine del giorno. A riprova di ciò, pesticidi sono stati trovati anche in acque imbottigliate. Su 18 campioni analizzati, 12 hanno rilevato la presenza di sostanze chimiche, probabilmente trasferite dall’aria e dai terreni alle fonti. Tuttavia, i commercianti delle acque spesso ignorano questa contaminazione, poiché le analisi sono effettuate su campioni limitati e non coprono tutti i pesticidi, ma solo quelli selezionati dalle agenzie regionali (ARPA).
Alcuni frutti, come fragole, mele e pere, e verdure, come pomodori, peperoni e insalate, sono particolarmente ricchi di pesticidi, e la loro eliminazione è diventata praticamente impossibile. Questa situazione richiederebbe uno sforzo immane da parte della politica, che dovrebbe agire senza essere influenzata dagli interessi di chi finanzia la democrazia moderna.
Un esempio positivo è rappresentato dalla Slovenia, l’unico paese dell’Unione Europea che ha messo al bando diversi pesticidi, andando oltre la legislazione europea. Una delle principali risorse dell’agricoltura slovena è il miele, prodotto dalle api. Nel 2012, una grande moria di api allarmò il governo sloveno. Ricordiamo che, se muoiono le api, muoriamo anche noi. La Slovenia vietò l’uso di diversi pesticidi nocivi per il sistema nervoso delle api, ottenendo in 2-3 anni risultati sorprendenti: il ritorno quantitativo delle produzioni e una vitalità delle api osservabile solo in quel paese.
Purtroppo, in Italia siamo ancora lontani da un simile approccio, essendo tra i principali utilizzatori di pesticidi in agricoltura, un primato di cui faremmo volentieri a meno.
Buona giornata.
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